martedì 3 marzo 2015

Inzaghi, uno sbaglio.

Nel mio ultimo articolo del 22 luglio 2014  manifestai  una grande  fiducia  nella figura di Filippo Inzaghi per riportare in auge una squadra, il Milan, che da qualche anno ormai non stava più rispettando la sua grande tradizione coronata da trofei nazionali e internazionali. Credevo infatti che "Superpippo" sarebbe stata quella persona capace di dare un gioco alla squadra milanese ma,  alle vecchie tradizioni,  il Milan non sembra essere ancora tornato e ,dopo sette mesi di attesa, è forse tempo di rivalutazioni.
Non mi sento di dover dare tutte le colpe al solo allenatore, come spesso succede; le colpe e i responsabili sono molteplici, a partire  dalla società fino  ai giocatori.
Una società allo sbando, guidata da un presidente che sembra aver perso il portafoglio  ma soprattutto la voglia di mettere in atto una ricostruzione necessaria  che si sta rivelando molto più complicata di quanto la dirigenza rossonera e molti tifosi sperassero. A ciò si aggiunge la decisione, a mio avviso sbagliata, di dare una posizione così importante a Barbara Berlusconi, togliendo potere ad uno dei manager più brillanti che il Milan e il calcio italiano abbiano mai visto,Adriano Galliani.
Pochi a mio parere gli sbagli da attribuire a Galliani se non quello a questo punto di aver scelto Inzaghi per la panchina del Milan, a discapito di un allenatore come  Clarence Seedorf, forse  giudicato troppo presto. Detto questo, bisogna riconoscere però che si sia ritrovato a far mercato sempre con meno disponibilità economiche, ma abbia comunque rimediato alla mancanza di soldi con ingegno ed esperienza, portando ottimi giocatori spendendo poco o nulla. Molte persone ritengono la rosa attuale del Milan una cattiva rosa, non adeguata. A mio avviso, se analizziamo i componenti della squadra, emergono tutte le sue  possibilità a occupare un posto in Champions League o al massimo in Europa League, invece di quel deludente decimo posto. Partiamo dal portiere, Diego Lopez.  Nulla da dire, grande portiere, basti ricordare che fino a qualche mese fa giocava titolare nella porta dei galacticos. Le due riserve, Agazzi e Abbiati sono affidabili seconde linee. La difesa, con i nuovi acquisti Paletta nel giro della nazionale italiana Bocchetti e Antonelli, si è rinforzata molto, senza contare Rami e De Sciglio che sono due ottimi giocatori. Per una squadra che era abituata a contare tra le proprie file gente del calibro di Baresi, Maldini, Nesta, Costacurta, Cafu, Serginho e Thiago Silva non dev’essere entusiasmante, ma si è visto di peggio.  A centrocampo, dove si determina il gioco di una squadra, Inzaghi ha troppo spesso schierato  Essien, che è stato un grandissimo giocatore ma che ormai non  è più da tempo,  Muntari e De Jong che sono solo distruttori di gioco, preferendoli a giocatori come Montolivo,  Poli, Bonaventura,  gente che con il pallone tra i piedi ci sa fare. Senza dimenticarci di   Suso, Van Ginkel e lo stesso Mastour, dalle  enormi potenzialità che dalla tribuna o dalla panchina sono senz'altro  difficili da sviluppare e mostrare. Eppure Inzaghi viene proprio dalla primavera del Milan: i giovani dovrebbe conoscerli. Inoltre, se si parla di rifondazione, da dove si dovrebbe ripartire se non dai giovani? Per quanto riguarda l’attacco,  composto da gente come Menez, Cerci, El Sharaawy, Pazzini e Destro, è davvero un attacco importante, che anche qui evidenzia le possibilità della squadra.
Tutto sommato, alla fine della nostra autopsia,  la società non sembra da rottamare completamente e  risulta quindi difficile trovare le cause di un disastro sportivo come quello che rappresenta il Milan di oggi. Mi manca solo l’allenatore da far rientrare in questa analisi, sulle cui spalle, a rigor di logica,  ricadono molte colpe. È vero che  il materiale umano su cui lavorare non è il migliore che sia mai passato dalle porte di Milanello, ma è comunque un discreto gruppo di ragazzi. Se quindi da sei mesi non si vede un ombra di gioco né di risultati, forse qualcuno non sta rendendo come dovrebbe, e non parlo dei giocatori. E' compito indispensabile dell’allenatore far giocare i propri ragazzi al massimo, crescerli da un punto di vista professionale,  far uscire fuori le possibilità che nascondono (e che spesso non sanno di avere) e spronarli a spendere anima e corpo per raggiungere la vittoria, che quando arriva dà tante soddisfazioni. Credo che Pippo manchi di esperienza, necessaria per guidare una squadra con il blasone del Milan. Ci sono allenatori,  vedi Guardiola o Montella, che con le loro idee di gioco, carisma e abilità riescono a supplire all'inesperienza, altri ,invece, che come Inzaghi devono capire quando è arrivato il momento o di cambiare o di mettersi da parte.